VOLUME 30 - NUMBER 4 - 2009

Il trattamento invasivo dell’embolia polmonare


  • Russo A.
  • Il punto, 177-186
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  • Versione Italiana: L’embolia polmonare è una rara patologia gravata da un alto indice di mortalità, essenzialmente riconducibile all’elevata percentuale di casi non riconosciuti, anche fino al 70%, soprattutto fra la popolazione ospedalizzata; questa annovera la fascia geriatria, affetta da malattie croniche cardiorespiratorie, i pazienti sottoposti ad interventi di carattere ortopedico o neurochirurgico, i malati oncologici e tutte quelle condizioni congenite o acquisite che predispongono ad uno stato trombofilico. La terapia medica non invasiva comprende farmaci anticoagulanti o fibrinolitici, secondo schemi approntati sia a lungo termine che per la profilassi di procedure invasive chirurgiche: nel 30% delle diagnosi acquisite, percentuale già scarsa se confrontata con il 70% di embolie non riconosciute, se non a posteriori, la prospettiva di sopravvivenza appare direttamente proporzionale all’intervallo trascorso dalla prima diagnosi, variando del 60% entro la prima settimana, al 48% ad 1 anno, al 39% a 5 anni e al 34% a 8 anni rispettivamente, considerando l’accresciuta probabilità di recidiva con il trascorrere del tempo dall’esordio della patologia. Provvedimenti terapeutici invasivi offerti dalla radiologia interventistica, quali la trombolisi percutanea o la reolisi fino alla chirurgia a cielo aperto, si affiancano alle procedure internistiche per i casi che siano risultati refrattari al trattamento conservativo entro un lasso di tempo ragionevolmente efficace. L’intervallo cronologico intercorso fra diagnosi e risposta terapeutica attesa appare infatti la più importante variabile prognostica. La chirurgia maggiore presenta ancora indici di mortalità elevati, essendo riservata a pazienti ad alto rischio, che comunque non si gioverebbero di alcun altro provvedimento terapeutico, rappresentando pertanto una risorsa di salvataggio che, per le sue stesse peculiarità tecniche, viene attualmente eseguita solo presso centri altamente specializzati.

    English version: Pulmonary embolism is high letal risk pathology often misdiagnosed, up to 70% cases, more frequent in hospitalized subjects, i. e. geriatric patients with chronic respiratory and circulatory diseases, or orthopaedic, neurosurgical, or neoplastic ones and trombophylic predisposing conditions. Medical pharmacological strategies include anticoagulative regimens (heparines, fibrinolitic drugs), either for prolonged therapeutical schedules or for prophylactic ones; within 30% of timely acquired diagnoses, compared to 70% non diagnosed cases, survival rates is directly related to the first approach, ranging from 60% after 7 days, to 48% survival during the first year, 39% and 34% after five and eight years respectively, considering the progressive relapsing risk. Radiological invasive devices such as caval filters or percutaneous trombolysis and reolysis are recommended for non responder subjects, in which medical programs failed. Time from diagnosis is infact the most important parameter conditioning therapeutic approach, that can rely on open surgery only in selected patients and in very specialized centers. The poor surgical prognosis is due infact to the cardiocirculatory emergency of patients that couldn’t take advantage from any other therapeutical strategy.

  • KEY WORDS: Embolia polmonare - Trombolisi percutanea - Reolisi - Chirurgia. Pulmonary embolism - Percutaneous trombolysis - Reolysis - Surgery.